lunedì 14 maggio 2012

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Vi rimando alla lettura di una rivista on line.

Focus | 07 Novembre 2011
Focus su ‘I Turchini' di Antonio Florio. ‘La Partenope’ di Vinci sarà edita anche in 3D
di Enzo Garofalo


Lussureggianti scenografie, costumi ricchissimi e curatissimi nei dettagli, maestri d’armi e soldati in combattimento sulla scena, giocolieri, coreografie: il tutto per rinverdire i fasti dell’antica opera barocca, per sua natura votata a sorprendere il pubblico con una frenetica ricerca di forme espressive. Un dispiego di mezzi che non si sarebbe aspettato di vedere in un periodo di crisi come quello che la cultura sta attraversando, ridotta ormai a un valore in via di estinzione. Eppure il miracolo è riuscito a compiersi nella messa in scena del dramma settecentesco in tre atti ‘La Partenope’ del compositore napoletano di origini calabresi Leonardo Vinci, opera ora edita in DVD. La sua prossima uscita è stata annunciata a Bari lo scorso 4 novembre nel corso di un vivace e interessante incontro tenutosi nella Sala Conferenze di Banca Apulia, nell'ambito del Festival di musica antica 'Mousikè'.

A dare l’abbrivo a questa operazione, partita nel 2009, sono stati ‘I Turchini’ di Antonio Florio – ensemble orchestrale di consolidata fama internazionale nel campo della musica antica – supportati dal prestigioso Napoli Teatro Festival che ha agito in coproduzione con l’INAEM (Istituto Nacional de las Artés Escénica y de la Musica) organismo legato al Ministero della Cultura del governo spagnolo. Questa soluzione, dopo un’anteprima spagnola nel 2009 a Ponferrada e Leon, ha permesso a ‘La Partenope’ di giungere nello stesso anno al Teatro S. Carlo di Napoli per poi tornare ancora in Spagna nel Palacio de Festivales di Santander, al Teatro Rosalìa de Castro di La Coruna, nel 2010 a La Maestranza di Siviglia e nel 2011 all’auditorium di Murcia. Tale collaborazione transnazionale ha fatto sì che un’opera dimenticata da quasi 300 anni – definita da Florio “un piccolo miracolo dell’ultima stagione barocca” - tornasse sulle scene in grande stile, per giunta partendo dalla Spagna, terra di antichi legami storici con Napoli, iniziati con la dominazione aragonese e proseguiti col Vicereame e con i Borboni. Lo stesso testo originale del libretto, elaborato dal poeta Silvio Stampiglia (1664 - 1725) fu dedicato alla viceregina spagnola di Napoli Maria de las Nieves Téllez-Girón y Sandoval, duchessa di Medinaceli.

L’ultima tappa di questo magnifico itinerario di riscoperta è dunque costituita dalla realizzazione del DVD che avrebbe dovuto fisicamente pervenire in alcuni esemplari per la presentazione tenutasi a Bari. Senonché una sorpresa dell’ultim’ora lo ha impedito, ma per ragioni che aggiungono prestigio all’ ‘operazione Partenope’, ossia la decisione della casa produttrice Dynamic di farne uscire in contemporanea anche un’edizione speciale in 3D che permetterà di valorizzare ancor più il forte impatto visivo dell'allestimento. La circostanza farà purtroppo slittare la distribuzione a gennaio-febbraio 2012, sottraendo al mercato natalizio un tale pregiato cadeau musicale. Ad annunciarlo è stato il musicologo Dinko Fabris che davanti a un folto pubblico ha amabilmente introdotto il fondatore e direttore de ‘I Turchini’, il barese Antonio Florio. Entrambi hanno commentato due trailer dell'opera e in particolare nel secondo, tratto dal making of della produzione, il pubblico ha potuto apprezzare la straordinaria verve scenica del cantante e attore Giuseppe De Vittorio, nell’esilarante ruolo en travesti di Eurilla, protagonista degli intermezzi comici.

Fabris e Florio hanno inoltre reso noto che ‘La Partenope’ si è aggiudicato il riconoscimento come miglior produzione operistica dell’anno e come prototipo di allestimento del periodo barocco in Spagna nell’edizione 2010 del premio del Teatro Campoamor di Oviedo, a coronamento di un grande successo di pubblico e critica che ha baciato l'opera fin dalla prima rappresentazione. Nell’incontro è stato ricordato anche l’importante contributo del regista argentino Gustavo Tambascio, che ha creato uno spettacolo di grande suggestione, lavorando molto su personaggi e figuranti sia sotto il profilo dell’immagine sia dei movimenti applicando le numerose e simboliche attitudini gestuali codificate nel teatro barocco ad espressione di caratteri e sentimenti. Le scene, ideate da Ricardo Sánchez Cuerda e dipinte con la tecnica del trompe l’oeil, hanno dato corpo a palazzi, vulcani, panneggi, prospettive, paesaggi marini, producendo un mirabile risultato visivo. Una rigogliosa nota di colore è impressa al tutto dai fastosi e curatissimi costumi di Jesùs Ruiz e da un sapiente uso delle luci.

Antonio Florio ha poi ricordato come – in coerenza con la tradizione di intercalare gli atti di un’opera seria con momenti di vivace comicità – ‘La Partenope’ preveda degli intermezzi del compositore pugliese (di Trani) Domenico Sarro (1679-1744) animati dalla incontenibile vis comica del tenore e attore Giuseppe De Vittorio, nei panni della nobile spagnola Eurilla, e dal baritono Marco Moncloa nel ruolo di Beltramme. Oltre alla musica di Sarro, gli intermezzi includono anche la copla sevilliana (canzone sivigliana) ‘La Zarzamora’, un fandango di Josè de Nebra, celebre compositore spagnolo del XVIII secolo, e qualche interpolazione testuale dello stesso regista, in conformità con la libertà tradizionalmente consentita in questo ambito. Il cast di validissimi interpreti, tutti specialisti del canto barocco, comprende il contralto Sonia Prina (Partenope), i soprani Maria Grazia Schiavo (Rosmira), Maria Ercolano (nel ruolo en travesti di Arsace), il mezzosoprano Eufemia Tufano (nel ruolo en travesti di Emilio) e i tenori Stefano Ferrari (Armindo) e Victor Diaz (Ormonte).

Il libretto di Stampiglia, cui anche Haendel si sarebbe richiamato nella sua ‘Partenope’ (1730) di poco posteriore a quella di Vinci, ripercorre il mito della fondazione di Napoli: Partenope è infatti una sirena dal corpo d'uccello che – dopo l’incontro con Ulisse - si lascia morire nel Mar Tirreno e sul cui corpo, emerso a Posillipo, sarebbe nata la città. Il suo mito però si fonde con la leggenda di un’omonima regina della Tessaglia che, giunta in Italia con una comunità di elleni, avrebbe fondato i primi insediamenti nell’area napoletana. Come ha giustamente evidenziato Dinko Fabris – che si è scoperto essere anche un esperto sirenologo e collezionista di iconografia sul tema – il mito della fondazione di Napoli ha un carattere sostanzialmente musicale: sul canto della ancestrale sirena poggiano le radici di Napoli per secoli capitale della musica e la natura di un popolo che ha nel canto e nella musica due dei suoi principali attributi. Il mito della sirena ha contrassegnato anche l’intervento dell’orafa napoletana Giusy Malandruccolo che questo affascinante essere mitologico ha preso a soggetto delle sue creazioni, mostrate nel corso dell’incontro barese.

Nel teatro lirico il mito di Partenope fa la sua comparsa nel 1699 con il libretto di Stampiglia e la musica dell’ormai dimenticato Luigi Mancia, autore di una partitura non priva di successo se si considera che ebbe numerose riprese in Italia e che copie della sua partitura si trovano anche negli archivi di Parigi e Dresda. Seguirono riutilizzi del testo da parte di vari altri autori come Antonio Caldara (1701) e Domenico Sarro (1722), per arrivare a Leonardo Vinci che nel 1725 fece debuttare l’opera al Teatro S. Giovanni Grisostomo, in occasione del Carnevale. Un successo strepitoso che diede all’autore fama internazionale, come dimostrano il manoscritto della ‘Partenope’ oggi conservato alla British Library e l’attenzione prestata dal grande G. F. Haendel, che – ricordano Florio e Fabris – riutilizzò ripetutamente materiali di Vinci in numerosi pastiches, a partire proprio dalle diverse arie della ‘Partenope’ che qualche informatore gli fece pervenire da Venezia e che impiegò nella sua ‘Elpidia’. Ma il nome di Partenope sarebbe tornato a ‘irretire’ Haendel, stavolta con musiche del tutto originali, nell’omonima opera da lui prodotta nel 1730, anno stesso della prematura morte di Leonardo Vinci.

Oggi, le straordinarie seduzioni melodiche e armoniche del lavoro di questo grande protagonista della musica europea, che avrebbe influenzato autori come Pergolesi e Hasse, e che – ha affermato Florio – “con Porpora e Leo è fra i pochi compositori d’opera da poter contrapporre con pari peso a Haendel e Vivaldi”, tornano a riecheggiare grazie al contributo dei Turchini, già al centro di un altro indimenticabile allestimento vinciano andato in scena nel 1999 al Teatro Piccinni di Bari: ‘Li zite ‘ngalera’. Ci sarebbe da augurarsi che la 'Partenope' approdasse sulle scene del Teatro Petruzzelli, infrangendo così l’inspiegabile disattenzione che da troppi anni le istituzioni musicali del capoluogo pugliese, mostrano verso una realtà artistica amata in tutto il mondo come I Turchini di Antonio Florio.

Nel corso dell’incontro è emerso come la vivacità artistica di Florio si stia ora traducendo anche nella conduzione dello ‘Scarlatti Lab’, un progetto didattico e produttivo dedicato allo stile del canto barocco e alla prassi esecutiva, nato dalla collaborazione con l’Associazione “A. Scarlatti” di Napoli, il Conservatorio “S.Pietro a Majella” e quelli di Bari e Cosenza, con già all’attivo ben 21 allievi. “Chi come me insegna, ha oggi il dovere di aiutare i giovani a costruire il proprio futuro…”, ha dichiarato Florio. Con i migliori allievi del laboratorio sono in programma tre concerti: ‘Festa Napoletana nel ‘600’, ‘Alessandro Scarlatti’ e ‘Il pazzo, la pazza e l’Ospedale dei pazzi’. Altri progetti didattici sono in programma per Florio a Madrid e Saragozza, con il cui conservatorio collaborerà anche alla messa in scena di una produzione dedicata a ‘I grandi cantanti della storia’. Lo scorso settembre, nella chiesa di S. Anna dei Lombardi a Napoli, i Turchini hanno registrato alcuni concerti napoletani per violoncello, affidando la parte solista al noto violoncellista e compositore Giovanni Sollima, autore anche di un brano espressamente dedicato ad Antonio Florio. L’interesse dei Turchini verso gli autori della Scuola Napoletana li porterà invece presto ad esplorare anche la musica del compositore pugliese Gaetano Veneziano da Bisceglie (1665-1716), autore oggi quasi sconosciuto.

L’applauditissimo incontro barese è stato inoltre occasione per presentare l’ultimo lavoro discografico de ‘I Turchini’: un cofanetto con triplo CD intitolato ‘Il canto della Sirena’, edito dalla spagnola GLOSSA e di imminente distribuzione in Italia. Si tratta di un'antologia di cantate napoletane dell’Età Barocca riprese da incisioni ormai introvabili della celebre orchestra. Non poteva infine mancare la musica dal vivo: un momento di grande suggestione in cui il ‘turchino’ Tommaso Rossi, flauto dolce, ha eseguito con mirabile padronanza tecnica e assoluta musicalità una Suite in 7 movimenti di Alessandro Scarlatti del 1699. Ad accompagnarlo le bravissime Paola La Forgia (viola da gamba) e Paola Ventrella (arciliuto), giovani talenti del Conservatorio Piccinni di Bari. Di seguito la cantata di Domenico Sarro “Se pur fosse il cor capace…” ha coinvolto anche Cristina Grifone, soprano dotata di voce dal timbro nitido e brillante e di ottime qualità espressive.


Immagini di scena de 'La Partenope': sito de 'I Turchini di Antonio Florio': www.iturchini.it