domenica 16 dicembre 2012

Un bel regalo natalizio per chi è campanilista o chi ama Napoli! Realizzato con incisioni stilizzate su argento della sirena bicaudata sulle onde del mare. 

lunedì 22 ottobre 2012

Atti creativi sinonimo di passione

Albe nasce dalla propulsione che trasmette un atto creativo, perché trovo affascinante lo studio delle forme.
Amo tradurre graficamente e successivamente realizzare oggetti che nascono dalla contemplazione della natura, semplificandone spesso le linee.  
Le simbologie e i miti delle tradizioni culturali, sono spesso fonte di ispirazione per l'elaborazione di alcuni oggetti. Lo stesso dicasi per i manufatti primordiali di uso comune, nati per far fronte ad esigenze pratiche del vissuto quotidiano e riconducibili al mondo tribale. Tali oggetti, forme embrionali di alta ingegneria, affascinano per la loro semplicità funzionale e per le forme che li caratterizzano. Dalla commistione tra natura e umanità, traggono origine le mie creazioni.

http://www.facebook.com/pages/Albe-Gioielli/317095445064383

domenica 23 settembre 2012

http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_317729683.html#.UBVBcCzjbFk.facebook
"Il canto di Partenope- Dalle regine alle popolane, dalle sante alle amanti”

"Il canto di Partenope- Dalle regine alle popolane, dalle sante alle amanti”:Spettacolo che vedrà coinvolti 15 artisti, tra attori, danzatori e musicisti, facenti parte principalmente della compagnia teatrale napoletana “Questi fantasmi”.: un viaggio ideale della durata di ca un’ora all’insegna di incontri particolari a cominciare dalla Sirena Partenope, per passare al mito della “Bella Mbriana”, fino a personaggi storici femminili come la regina Margherita o la scrittrice Serao.


Con opportuna prenotazione vi consiglio di visitare gli appartamenti di Palazzo Reale di Napoli il 30 settembre!

giovedì 16 agosto 2012

Salento

Un piccolo omaggio alla Puglia e in particolare al Salento, che anche per quest'estate mi ha dato l'opportunità di rinfrescarmi nelle loro splendide acque. Il bracciale Orecchiette è realizzato in argento. Realizzato già da qualche tempo ma sempre attuale ho pensato alla tavola della Puglia che tra le ottime pietanze caratteristiche delle terre del Salento. Quest'anno ha trovato una dedica particolare anche da Antonacci http://www.youtube.com/watch?v=gWaerdVfkUA anche se personalmente preferisco la tradizionale pizzica una delle tante versioni vi consiglio http://www.youtube.com/watch?v=mEVB_QAtgwI seducente la musica, il ballo e le tradizioni.
                         

mercoledì 8 agosto 2012

Sirena

Dopo un anno di riflessione ancora non riesco a trovare alternative indi per cui ho deciso di mettere nero su bianco una mia idea certamente prende spunto dalle notizie che ha divulgato la Professoressa Elisabetta Moro sopratutto nel testo che intitola "L'enigma delle sirene", un testo di fine ricerca antropologica che collega l'origine del mito fondatore di Napoli con la dea Syria che da fonti antiche è una divinità con la coda di pesce (collegamento). Nel mio piccolo ho trovato testi che narravano della dea Syria come una divinità che disperata per aver amato e con figlio in grembo si suicida in mare, certamente essendo una dea costei non muore ma si trasforma in un essere ibrido, per metà donna (dalla testa alla vita) ed il resto pesce. Inoltre la dea Syria diede vita ad una figlia che abbandona sulla terra venne pertanto adattata da colombe che la sostenerono con   formaggio e pane presi dai pastori. A questo punto mi viene spontanea una domanda chi mai può essere? magari un essere idrido con le ali da colomba (come Partenope), inidi per cui cerco un testo che 15 anni fa cercavo semplicemente per poterlo avere nella mia biblioteca ma che non riuscii a trovare semplicemente perché non era più in ristampa. Il testo che lo scorso anno sono riuscita a trovare è del Professore Giovanni Pettinato ed intitola "Semiramide", si la grande  e famosa regina assira, di lei in questo testo ho letto che era originaria di Ascalona e che Moglie di un ufficiale assiro viene notata dal re durante una delle sanguinose guerre per la conquista del territorio, allora c'era l'usanza di portare la propria consorte nel campo. Il re la volle come moglie, tanto era bella, certo la cosa non era condivisa dall'ufficiale che però non poteva negarlo al suo re, pertanto si uccise. Semiramide divenne la sposa del re in una società maschilista come quella assira. Ella si ritrovò però nuovamente sola, il re morì, e con un'erede, ecco che qui entra in gioco la fantasia dell'uomo per giustificare il potere: come può una donna diventare regina di un grande impero maschilista?
La troviamo nei documenti cuneiformi come cooreggente del figlio, ma è lei che governa e va in battaglia mantenendo alta la tradizione sanguinaria degli assiri sino al momento in cui la ritroviamo citata in documenti cuneiformi come discentente della dea Syria, la già citata dea con la coda di pesce. In tal modo Semiramide aveva trovato una giustificazione valida per salire al trono di un si tale impero: in quanto figlia della dea Syria e come essere semidivino era legittima al trono. Ovviamente poi le relazioni tra commercianti possono aver fatto il resto e far giungere a noi un tale mito. A questo punto il mito della sirena è ancora cosi tanto inspiegabile e molteplice???
Certamente nei secoli il commercio ed il passaparola hanno dato i loro frutti per cui il mito si è modificato ed ha preso molte forme forse come molti dicono è azzardato legare le sirene alla regina assira ma perché precludere un'idea?

Nello scrivere questo scopro che qualcuno  ieri (7 agosto 2012) ha modificato la voce di Atargate http://it.wikipedia.org/wiki/Atargatis ma non mette riferimenti bibliografici.

lunedì 14 maggio 2012

http://www.cannibali.it/leggi.php?n=1&i=899&c=1
Vi rimando alla lettura di una rivista on line.

Focus | 07 Novembre 2011
Focus su ‘I Turchini' di Antonio Florio. ‘La Partenope’ di Vinci sarà edita anche in 3D
di Enzo Garofalo


Lussureggianti scenografie, costumi ricchissimi e curatissimi nei dettagli, maestri d’armi e soldati in combattimento sulla scena, giocolieri, coreografie: il tutto per rinverdire i fasti dell’antica opera barocca, per sua natura votata a sorprendere il pubblico con una frenetica ricerca di forme espressive. Un dispiego di mezzi che non si sarebbe aspettato di vedere in un periodo di crisi come quello che la cultura sta attraversando, ridotta ormai a un valore in via di estinzione. Eppure il miracolo è riuscito a compiersi nella messa in scena del dramma settecentesco in tre atti ‘La Partenope’ del compositore napoletano di origini calabresi Leonardo Vinci, opera ora edita in DVD. La sua prossima uscita è stata annunciata a Bari lo scorso 4 novembre nel corso di un vivace e interessante incontro tenutosi nella Sala Conferenze di Banca Apulia, nell'ambito del Festival di musica antica 'Mousikè'.

A dare l’abbrivo a questa operazione, partita nel 2009, sono stati ‘I Turchini’ di Antonio Florio – ensemble orchestrale di consolidata fama internazionale nel campo della musica antica – supportati dal prestigioso Napoli Teatro Festival che ha agito in coproduzione con l’INAEM (Istituto Nacional de las Artés Escénica y de la Musica) organismo legato al Ministero della Cultura del governo spagnolo. Questa soluzione, dopo un’anteprima spagnola nel 2009 a Ponferrada e Leon, ha permesso a ‘La Partenope’ di giungere nello stesso anno al Teatro S. Carlo di Napoli per poi tornare ancora in Spagna nel Palacio de Festivales di Santander, al Teatro Rosalìa de Castro di La Coruna, nel 2010 a La Maestranza di Siviglia e nel 2011 all’auditorium di Murcia. Tale collaborazione transnazionale ha fatto sì che un’opera dimenticata da quasi 300 anni – definita da Florio “un piccolo miracolo dell’ultima stagione barocca” - tornasse sulle scene in grande stile, per giunta partendo dalla Spagna, terra di antichi legami storici con Napoli, iniziati con la dominazione aragonese e proseguiti col Vicereame e con i Borboni. Lo stesso testo originale del libretto, elaborato dal poeta Silvio Stampiglia (1664 - 1725) fu dedicato alla viceregina spagnola di Napoli Maria de las Nieves Téllez-Girón y Sandoval, duchessa di Medinaceli.

L’ultima tappa di questo magnifico itinerario di riscoperta è dunque costituita dalla realizzazione del DVD che avrebbe dovuto fisicamente pervenire in alcuni esemplari per la presentazione tenutasi a Bari. Senonché una sorpresa dell’ultim’ora lo ha impedito, ma per ragioni che aggiungono prestigio all’ ‘operazione Partenope’, ossia la decisione della casa produttrice Dynamic di farne uscire in contemporanea anche un’edizione speciale in 3D che permetterà di valorizzare ancor più il forte impatto visivo dell'allestimento. La circostanza farà purtroppo slittare la distribuzione a gennaio-febbraio 2012, sottraendo al mercato natalizio un tale pregiato cadeau musicale. Ad annunciarlo è stato il musicologo Dinko Fabris che davanti a un folto pubblico ha amabilmente introdotto il fondatore e direttore de ‘I Turchini’, il barese Antonio Florio. Entrambi hanno commentato due trailer dell'opera e in particolare nel secondo, tratto dal making of della produzione, il pubblico ha potuto apprezzare la straordinaria verve scenica del cantante e attore Giuseppe De Vittorio, nell’esilarante ruolo en travesti di Eurilla, protagonista degli intermezzi comici.

Fabris e Florio hanno inoltre reso noto che ‘La Partenope’ si è aggiudicato il riconoscimento come miglior produzione operistica dell’anno e come prototipo di allestimento del periodo barocco in Spagna nell’edizione 2010 del premio del Teatro Campoamor di Oviedo, a coronamento di un grande successo di pubblico e critica che ha baciato l'opera fin dalla prima rappresentazione. Nell’incontro è stato ricordato anche l’importante contributo del regista argentino Gustavo Tambascio, che ha creato uno spettacolo di grande suggestione, lavorando molto su personaggi e figuranti sia sotto il profilo dell’immagine sia dei movimenti applicando le numerose e simboliche attitudini gestuali codificate nel teatro barocco ad espressione di caratteri e sentimenti. Le scene, ideate da Ricardo Sánchez Cuerda e dipinte con la tecnica del trompe l’oeil, hanno dato corpo a palazzi, vulcani, panneggi, prospettive, paesaggi marini, producendo un mirabile risultato visivo. Una rigogliosa nota di colore è impressa al tutto dai fastosi e curatissimi costumi di Jesùs Ruiz e da un sapiente uso delle luci.

Antonio Florio ha poi ricordato come – in coerenza con la tradizione di intercalare gli atti di un’opera seria con momenti di vivace comicità – ‘La Partenope’ preveda degli intermezzi del compositore pugliese (di Trani) Domenico Sarro (1679-1744) animati dalla incontenibile vis comica del tenore e attore Giuseppe De Vittorio, nei panni della nobile spagnola Eurilla, e dal baritono Marco Moncloa nel ruolo di Beltramme. Oltre alla musica di Sarro, gli intermezzi includono anche la copla sevilliana (canzone sivigliana) ‘La Zarzamora’, un fandango di Josè de Nebra, celebre compositore spagnolo del XVIII secolo, e qualche interpolazione testuale dello stesso regista, in conformità con la libertà tradizionalmente consentita in questo ambito. Il cast di validissimi interpreti, tutti specialisti del canto barocco, comprende il contralto Sonia Prina (Partenope), i soprani Maria Grazia Schiavo (Rosmira), Maria Ercolano (nel ruolo en travesti di Arsace), il mezzosoprano Eufemia Tufano (nel ruolo en travesti di Emilio) e i tenori Stefano Ferrari (Armindo) e Victor Diaz (Ormonte).

Il libretto di Stampiglia, cui anche Haendel si sarebbe richiamato nella sua ‘Partenope’ (1730) di poco posteriore a quella di Vinci, ripercorre il mito della fondazione di Napoli: Partenope è infatti una sirena dal corpo d'uccello che – dopo l’incontro con Ulisse - si lascia morire nel Mar Tirreno e sul cui corpo, emerso a Posillipo, sarebbe nata la città. Il suo mito però si fonde con la leggenda di un’omonima regina della Tessaglia che, giunta in Italia con una comunità di elleni, avrebbe fondato i primi insediamenti nell’area napoletana. Come ha giustamente evidenziato Dinko Fabris – che si è scoperto essere anche un esperto sirenologo e collezionista di iconografia sul tema – il mito della fondazione di Napoli ha un carattere sostanzialmente musicale: sul canto della ancestrale sirena poggiano le radici di Napoli per secoli capitale della musica e la natura di un popolo che ha nel canto e nella musica due dei suoi principali attributi. Il mito della sirena ha contrassegnato anche l’intervento dell’orafa napoletana Giusy Malandruccolo che questo affascinante essere mitologico ha preso a soggetto delle sue creazioni, mostrate nel corso dell’incontro barese.

Nel teatro lirico il mito di Partenope fa la sua comparsa nel 1699 con il libretto di Stampiglia e la musica dell’ormai dimenticato Luigi Mancia, autore di una partitura non priva di successo se si considera che ebbe numerose riprese in Italia e che copie della sua partitura si trovano anche negli archivi di Parigi e Dresda. Seguirono riutilizzi del testo da parte di vari altri autori come Antonio Caldara (1701) e Domenico Sarro (1722), per arrivare a Leonardo Vinci che nel 1725 fece debuttare l’opera al Teatro S. Giovanni Grisostomo, in occasione del Carnevale. Un successo strepitoso che diede all’autore fama internazionale, come dimostrano il manoscritto della ‘Partenope’ oggi conservato alla British Library e l’attenzione prestata dal grande G. F. Haendel, che – ricordano Florio e Fabris – riutilizzò ripetutamente materiali di Vinci in numerosi pastiches, a partire proprio dalle diverse arie della ‘Partenope’ che qualche informatore gli fece pervenire da Venezia e che impiegò nella sua ‘Elpidia’. Ma il nome di Partenope sarebbe tornato a ‘irretire’ Haendel, stavolta con musiche del tutto originali, nell’omonima opera da lui prodotta nel 1730, anno stesso della prematura morte di Leonardo Vinci.

Oggi, le straordinarie seduzioni melodiche e armoniche del lavoro di questo grande protagonista della musica europea, che avrebbe influenzato autori come Pergolesi e Hasse, e che – ha affermato Florio – “con Porpora e Leo è fra i pochi compositori d’opera da poter contrapporre con pari peso a Haendel e Vivaldi”, tornano a riecheggiare grazie al contributo dei Turchini, già al centro di un altro indimenticabile allestimento vinciano andato in scena nel 1999 al Teatro Piccinni di Bari: ‘Li zite ‘ngalera’. Ci sarebbe da augurarsi che la 'Partenope' approdasse sulle scene del Teatro Petruzzelli, infrangendo così l’inspiegabile disattenzione che da troppi anni le istituzioni musicali del capoluogo pugliese, mostrano verso una realtà artistica amata in tutto il mondo come I Turchini di Antonio Florio.

Nel corso dell’incontro è emerso come la vivacità artistica di Florio si stia ora traducendo anche nella conduzione dello ‘Scarlatti Lab’, un progetto didattico e produttivo dedicato allo stile del canto barocco e alla prassi esecutiva, nato dalla collaborazione con l’Associazione “A. Scarlatti” di Napoli, il Conservatorio “S.Pietro a Majella” e quelli di Bari e Cosenza, con già all’attivo ben 21 allievi. “Chi come me insegna, ha oggi il dovere di aiutare i giovani a costruire il proprio futuro…”, ha dichiarato Florio. Con i migliori allievi del laboratorio sono in programma tre concerti: ‘Festa Napoletana nel ‘600’, ‘Alessandro Scarlatti’ e ‘Il pazzo, la pazza e l’Ospedale dei pazzi’. Altri progetti didattici sono in programma per Florio a Madrid e Saragozza, con il cui conservatorio collaborerà anche alla messa in scena di una produzione dedicata a ‘I grandi cantanti della storia’. Lo scorso settembre, nella chiesa di S. Anna dei Lombardi a Napoli, i Turchini hanno registrato alcuni concerti napoletani per violoncello, affidando la parte solista al noto violoncellista e compositore Giovanni Sollima, autore anche di un brano espressamente dedicato ad Antonio Florio. L’interesse dei Turchini verso gli autori della Scuola Napoletana li porterà invece presto ad esplorare anche la musica del compositore pugliese Gaetano Veneziano da Bisceglie (1665-1716), autore oggi quasi sconosciuto.

L’applauditissimo incontro barese è stato inoltre occasione per presentare l’ultimo lavoro discografico de ‘I Turchini’: un cofanetto con triplo CD intitolato ‘Il canto della Sirena’, edito dalla spagnola GLOSSA e di imminente distribuzione in Italia. Si tratta di un'antologia di cantate napoletane dell’Età Barocca riprese da incisioni ormai introvabili della celebre orchestra. Non poteva infine mancare la musica dal vivo: un momento di grande suggestione in cui il ‘turchino’ Tommaso Rossi, flauto dolce, ha eseguito con mirabile padronanza tecnica e assoluta musicalità una Suite in 7 movimenti di Alessandro Scarlatti del 1699. Ad accompagnarlo le bravissime Paola La Forgia (viola da gamba) e Paola Ventrella (arciliuto), giovani talenti del Conservatorio Piccinni di Bari. Di seguito la cantata di Domenico Sarro “Se pur fosse il cor capace…” ha coinvolto anche Cristina Grifone, soprano dotata di voce dal timbro nitido e brillante e di ottime qualità espressive.


Immagini di scena de 'La Partenope': sito de 'I Turchini di Antonio Florio': www.iturchini.it






domenica 11 marzo 2012

Ancora

Ancora realizzata in argento.
L'ancora, di grande importanza nella navigazione era considerata nei tempi antichi come simbolo di salvezza. 
Il Cristianesimo adottò l'ancora anche come simbolo di speranza per l'esistenza futura. 


La speranza è ancora dello spirito, sicura e ferma. 

domenica 1 gennaio 2012